VISITE GUIDATE AI GIARDINI BOTANICI ALPINI 2020
05 luglio ore 10,00 presso il giardino Botanico alpino “G. Lorenzoni” in Cansiglio (BL) 19 luglio ore 10,00 presso giardino Botanico alpino delle Alpi Orientali – Nevegal (BL)
Lo scopo di queste visite è iniziare un percorso didattico per far conoscere il territorio, le piante officinali ed il loro uso terapeutico.
Difatti, dopo 40 anni di esperienza riteniamo che la visita ai giardini botanici alpini sia la migliore occasione per iniziare a comprendere le piante ed imparare a riconoscerle.
La pianta non deve essere cercata… ma si deve cercare il loro ambiente perchè “Lei” si manifesta solo in quello.
Quindi se una pianta come la drosera vive in una torbiera acida dovremo… cercare una torbiera acida… se invece cerchiamo un Hypericum maculato dovremo salire almeno a 800 mt…. se invece cercheremo un salix reticula dovrete cercarlo tra 1.700 e 2.700 mt. Questo significa che prima dobbiamo conoscere l’ambiente e poi inizieremo a conoscere le piante.
,
INIZIAMO IL PERCORSO DELLE PIANTE
UN PASSO ALLA VOLTA. Chiaramente molte persone ci chiedono delle lezioni sul riconoscimento delle piante officinali come se la botanica si potesse insegnare in un’oretta e non in anni ed anni di studio.
PERCHE’ INIZIAMO DAI GIARDINI ALPINI?
I giardini botanici alpini sono dei giardini didattici che raccolgono le piante solamente “della zona” le quale sono messe a dimora in “aiuole-ambienti” creati che rappresentano il territorio o sono esattamente dove sono nate…in un percorso chiaro e didattico.
Ogni ambiente è descritto da appositi cartelli ed ogni pianta ha il proprio cartellino di riconoscimento con il nome volgare, il nome botanico, la famiglie e molte volte alcune indicazioni terapeutiche.
Ambienti umidi – torbiere nel giardino Botanico del Cansiglio
Regole fondamentali
Bisogna prima di tutto riconoscere l’ambiente, perché è l’ambiente che “seleziona” le piante che in esso vivono.
Non cercare le piante perché esse si mostrano con evidenza e spavalderia.
Munirsi di una macchina fotografica per poter poi a casa, con l’aiuto del computer vedere e studiare le piante.
Dopo aver fotografato la pianta, fotografare il cartellino di riconoscimento.
Munirsi di un buon libro delle piante della zona
- Un cappello di paglia ed una bottiglia di acqua.
- Fare silenzio o parlare sottovoce…perchè noi siamo “ospiti della natura”
Iniziamo dalla fine
Quindi queste visite ai giardini botanici alpini hanno lo scopo di farvi conoscere l’ambiente montano e le piante che in esso vivono ovviamente una visita non basterà e sarà opportuno ritornare più volte. Più tornerete e più ri-vedrete le piante più vi sarà facile riconoscerle.
Quando avrete questi elementi di base e con molta pazienza iniziate senza fretta a studiare un po’ di botanica la quale è vastissima e molto complessa.
Foto di Lato: Pilosella, solamente l’ingrandimento mette in evidenza il significato del suo nome dovuto alla presenza di “peli” che ricoprono le foglie.
Hieràcium pilosella L., (famiglia delle Asteraceae) giardino botanico alpino del Cansiglio.
CENTRO RICERCA PIANTE OFFICINALI VENETO
Siamo la più importante realtà di studio e ricerca con più di 100 anni di esperienza in fitoterapia tramandata da Maestro ed Allievo
GIARDINO BOTANICO ALPINO DEL CANSIGLIO
In questo luogo sono raccolte oltre 700 specie di piante presenti nell’area del Cansiglio e Col Nudo-Cavallo, offrendo la possibilità ai visitatori di osservarne le caratteristiche, conoscerne la distribuzione ambientale e di goderne la bellezza. Si possono ammirare, per esempio, le specie vegatali presenti intorno alle “lame”: erifori, sfagni, viole palustri, la carnivora Drosera rotundifolia; un campionario di flora alpina: genziane, soldanelle, primule, campanule, stelle alpine. E non mancano nemmeno le rarità: crescono qui specie diffuse principalmente nell’Europa orientale come Cardamine trifoglia e Doronicum orientale All’intento educativo ed estetico si affiancano quello scientifico e conservativo: è possibile infatti studiare i molteplici aspetti della flora nelle complesse relazioni ecologiche e al contempo creare un luogo di raccolta di specie rare e autoctone.
La trasformazione delle aiuole in veri e propri habitat, presentati tutti come insiemi naturali, fornisce un piacevole sviluppo paesaggistico al Giardino ed ha permesso un notevole aumento del numero delle specie. Nel corso degli anni infatti si è passati dalla presenza di 58 specie nel 1978, alle quasi 700 attuali. La prospettiva sarà quella di avvicinarsi il più possibile alle circa 1500 specie presenti nel massiccio.
Il Giardino Botanico Alpino del Cansiglio è stato istituito nel 1972 su ideazione del prof. Giovanni Giorgio Lorenzoni, docente all’Università di Padova e del dott. Giovanni Zanardo, ispettore dell’allora Azienda Statale per le Foreste Demaniali (A.S.F.D.), che ne avviò la realizzazione. Il Giardino è stato dedicato alla memoria del prof. Lorenzoni nel 1994 ed è stato ufficialmente inaugurato nel 1995, in occasione del 450° anniversario dell’Orto Botanico padovano.
Tale manifestazione ha dato ufficialità ad una struttura che rappresenta una realtà molto importante per la zona, non solo per la sua bellezza e funzionalità ma perché permette di osservare e conoscere un elevato numero di specie vegetali e di habitat spazialmente lontani tra loro anche parecchi chilometri. Nel Giardino si è voluto infatti accogliere la flora e la vegetazione del massiccio Cansiglio-Col Nudo-Cavallo, articolata e organizzata in un complesso di ambienti diversi, es. prati, luoghi umidi, rocce e boschi.
Mappa del giardino Botanico Alpino del Cansiglio:
1 prati umidi – 2 ambienti umidi – 3 torbiere basiche ed acide
4 Doline “ambiente carsico con grotte verticali.
5 Ambiente alpino e subalpino
6 Il faggio
7 Ambienti aridi e ghiaioni
8 Bosco di abeti rossi
9 esperimentazione di culture – piante officinali (zona trascurata)
10 prati al naturale
11 lama (stagno d’acqua )
12 bosco di abeti
13 prati a pascolo
14 bosco: pino montano – tilia cordata – betula alba
VISITA GUIDATA AL GIARDINO BOTANICO DELLE ALPI ORIENTALI – MONTE FAVERGHERA – NEVEGAL (BL)
Riserva Naturale del Monte Faverghera: Superficie 14 ettari – Altitudine min 1400 m –
All’interno della Riserva Naturale Integrata del Monte Faverghera si trova il Giardino Botanico delle Alpi Orientali ‘F. Caldart’ ideato e realizzato dal naturalista bellunese, Francesco Caldart, dall’inizio degli anni ’50 fino.
La vegetazione spontanea della Riserva è costituita da praterie dislocate lungo i dossi sommitali, da arbusteti con prevalenza di salici lungo gli avvallamenti, da vegetazione su roccia in cui predominano gli arbusti nani; la parte bassa della Riserva è invece occupata da un bosco misto, in gran parte di origine artificiale, in cui sopravvivono ancora sporadicamente residui dell’originario bosco di Faggio.
La dominanza dello scopo didattico di questo giardino è sottolineata dall’ampia varietà degli ambienti che si riscontrano all’interno della Riserva, in parte costruiti artificialmente, offre un’ampia panoramica delle diverse associazioni vegetali presenti lungo l’arco alpino orientale.
Sono presenti piante della boscaglia subalpina, delle paludi e sorgenti alpine, dei popolamenti di torbiera (drosera e Pingiucola alpina), dei pascoli e delle praterie alpine, dei ghiaioni e macerati, delle vallette nivali e delle rupi calcaree e silicee. Sono inoltre rappresentate le principali comunità licheniche di ambiente alpino.
La flora presente si compone di circa 800 specie di cui oltre la metà sono spontanee.
Sono presenti entità comuni nei piani montano, subalpino e alpino delle Alpi, accanto a specie rare o a distribuzione circoscritta. L’insieme delle specie vegetali presenti sono tipiche alla porzione orientale dell’arco alpino o delle sole Dolomiti, come il caso della Campanula del Moretti e del Raponzolo chiomoso che si
sviluppano sulle pareti calcareo-dolomitiche; la Saponaria minore e il Semprevivo delle Dolomiti che prediligono terreni silicei; la Valeriana strisciante, la Primula tirolese e la Coclearia alpina presenti su rocce e detriti calcarei.
L’impostazione didattica iniziale del giardino, costituita da aiuole, in cui venivano coltivate le specie botaniche e con specie arboree aliene, fu progressivamente sostituita (dagli anni 80) da una nuova visione floristica diffusa in cui le specie “locali” si trovano nel loro ambiente naturale e non “chiuse” all’interno d’aiuole artificiali, più evidente percorsi 1 e 3.
Il nuovo indirizzo preso dal Giardino fu quello di rappresentare la flora delle Alpi Orientali mediante un approccio più corrispondente alla realtà delle prealpi, proponendo ai visitatori la collezione delle piante organizzata secondo ambienti ben distinti sul piano ecologico.
Negli ultimi anni le direttive sulla conservazione della Natura si sono ulteriormente evolute e pertanto nel Giardino Botanico sono in corso alcune modifiche gestionali che nel loro insieme hanno la finalità di valorizzare maggiormente gli aspetti naturali della Riserva Integrale e di incentivare la ricerca scientifica anche mediante l’intensificazione dei rapporti con il mondo universitario. I giardini botanici (musei all’aperto) prestandosi via via ad un utilizzo differenziato sia per scopi scientifici che didattico-divulgativi.
La caratteristica di “flora-diffusa” mette questo giardino botanico in una posizione comparativa, con il giardino botanico alpino del Cansiglio, ottimale nella quale ogn’uno dei due giardini riafferma nella sua specificità la sua importanza, difatti noi come Centro ricerca Piante officinali di Belluno consigliamo e portiamo i nostri amici e corsisti prima nel giardino del Cansiglio e dopo circa una ventina di giorni in quello delle Alpi orientali, con enorme soddisfazione dei partecipanti.